25 marzo: Monte Vaccaro m 1957 - rifugio Vaccaro 1519 m

Il programma prevedeva l'inizio dell'escursione da Parre, 700 m circa nella media Valle Seriana per salire al monte Vaccaro, 1957 m, ma nella riunione-pregita lo abbiamo modificato un pochino.
Partiamo alle 7,30 da Mozzo e per comodità logistica ci uniamo ad altri escursionisti in vari punti lungo la strada, mentre Franco lo troviamo già al parcheggino in località Campelle di Parre oltre il quale non è più consentito proseguire in auto.
Ci avviamo a sinistra per sentiero 241 che ci porta sul versante orografico destro della Valle Fontagnone con l'idea di compiere l'anello e arrivare al rifugio Vaccaro attorno a mezzogiorno.
Tranquillamente superiamo il santuario della S.S. Trinità e proseguendo un po' per strada un po' per sentiero procediamo tranquilli "distratti" dal bellissimo panorama finchè ci rendiamo conto di aver superato il nostro bivio e ci stiamo spostando troppo sul lato opposto; niente paura, attraverso i prati vicini (anche di proprietà privata) risaliamo per riprendere un percorso che man mano sale di quota sorprende tutta la comitiva rivelando un panorama nuovo e sempre più ampio.
Il sentiero si inoltra nel bosco contornando la linea delle pendici del Vaccaro, attraversando alcuni canaloni purtroppo asciutti; abbiamo visto però delle strutture per la captazione dell'acqua al cui interno gorgogliava l'acqua e lasciavano defluire uno zampillo del prezioso liquido: forse non siamo del tutto a secco per fortuna.
Abbiamo visto anche una lamiera che chiude l'ingresso di una ex miniera di calamina a testimonianza degli antichi lavori svolti in queste zone.
Dopo un lungo traverso sbuchiamo al cospetto del nostro Vaccaro su un ampio e spazioso alpeggio, con meravigliosa vista sull'Arera, l'Alben, la Presolana e i vicini Secco e Fop; in pochi minuti arriviamo al sospirato rifugio, molto molto accogliente tanto che non si può resistere alla cortesia dei rifugisti e ai piatti tipici.
La giornata è bella, calda, si sta proprio bene sia all'interno che fuori dal rifugio, quindi...
Non tutti si lasciano affascinare dalla tranquillità e la bellezza del posto, è più forte la tentazione di salire su quella cima così vicina e così invitante.
Infatti qualcuno prosegue direttamente per sentiero sul fianco brullo e giallastro: e pensare che questo "panettone" è frequentato soprattutto in inverno/primavera per le sue magnifiche discese sia con gli sci che con le ciaspole mentre ora è completamente secco.
Percorso un bel traverso si raggiunge la dorsale e il sentiero diventa sempre più ripido ed esposto fino alla sommità dove il panorama ti regala visioni senza fine.
Si scende per raggiungere il resto della compagnia prima di tornare alle auto percorrendo il sentiero che ci permette di compiere in parte un giro ad anello abbassandosi molto nel bosco ancora pieno di ellebori bianchissimi, rosa, porpora insieme ad altre mille fioriture primaverili seguendo l'andamento delle pendici della montagna e attraversando un bel canalone detto "Scala della Forcella".
Dopo un paio d'ore arriviamo al bivio che stamattina ci era sfuggito rimettendoci così nello stesso tratto che ripassa dal santuario della S.S. Trinità che non manchiamo di visitare; bello con la sua chiesetta antica, il porticato che regala una splendida vista sulla valle, la piana di Clusone con la Presolana che svetta severa e solenne.
Ormai siamo arrivati, sono circa le 15,30: abbiamo impiegato circa 6 ore e superato un dislivello di 900 metri per il rifugio e 1300 metri circa per la vetta.
Non abbiamo effettuato un vero e proprio giro ad anello; infatti non abbiamo preso il classico sentiero 240 che passa dalla baita bassa a 1412 m e dalla seconda baita a 1496 m, supera le località Alino e San Antonio e che è anche il più corto, ma sicuramente la deviazione involontaria che abbiamo effettuato è stata davvero molto appagante.
Quindi, non tutte le distrazioni sono nocive anzi a volte sono addirittura istruttive e sorprendenti.

Alla prossima!



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