11 Febbraio: Pizzo Rabbioso m.1130 - Pizzo Spino m. 958 da Bracca

In attesa che venga e si stabilizzi la neve alle alte quote, ci dedichiamo a belle e interessanti escursioni un po' più in basso, quindi la nostra seconda uscita ci porta in Val Serina a Bracca dove arriviamo alle 8,40 circa per raggiungere la nostra meta: il Pizzo Rabbioso.
Che bel parcheggio troviamo, dotato di tettoia, panche e vari servizi; è per i camper ma va molto bene anche per noi.
Siamo una bella comitiva, ma appena dopo pochi passi per un banale movimento una carissima amica escursionista deve rinunciare per dolori muscolari causati da un'inaspettata distorsione: che peccato!
Iniziamo su carrareccia costeggiando una bastionata che poco dopo diventa sentiero e si alza piano piano fino al bivio che prendiamo a destra e la pendenza diventa decisamente più ripida: sale, sale, sale nel bosco senza tregua, ma in 40-45 minuti siamo già al colle.
All'incrocio di vari sentieri, finalmente un po' di respiro: quello verso la Croce di Bracca, (un bel balcone sull'omonimo abitato), quello che sale allo Spino e quello verso il Rabbioso, ma rispettiamo il programma e quindi ci dirigiamo senza indugio verso il Pizzo Rabbioso.
Percorriamo un bel tratto ancora nel bosco quasi pianeggiante che ti induce ad allungare il passo, ma in alcuni punti insidioso perché coperto da tantissime foglie e ti fanno inciampare.
Qualche apertura con case o "ròcoi" vari: siamo nella Valle Staviglio e sostiamo in località Fenìi.
Lungo il cammino notiamo una certa quantità di nidi di processionaria.
Si tratta di un insetto altamente distruttivo per le pinete poiché le priva di parte del fogliame, compromettendone così il ciclo vitale.
Inoltre, durante lo stadio larvale tale insetto presenta una peluria che risulta particolarmente urticante per vari animali, compreso l'uomo, e i suoi effetti si manifestano dopo un giorno.
Continuiamo per una decina di minuti ignorando il sentiero che scende a valle per affrontarne un altro "ripido, ripidissimo" tra ginepri e pini mughi segnalati da paletti rossi per non perdersi fino a sbucare improvvisamente ai piedi della particolare Croce di Gianbattista Gritti, con elementi a forma delle caratteristiche "Penne" degli Alpini a metri 1130.
La vera cima a 1151 metri si raggiunge su esile filo di cresta scoscesa e pericolosa, da percorrere senza tentennamenti, con fermezza (appunto Rabbioso), ma che noi guardiamo soltanto preferendo percorrere l'itinerario verso lo Spino.
Il panorama è immenso: davanti a noi la "Corna Mària" dove è stata allestita l'interessante "Ferrata di Santa Croce" che ha già avuto molti fruitori, la Corna "Camozzera" dove una nuova ferrata è stata posata fresca fresca nel mese di novembre 2022.
Ammiriamo anche l'Arera, il Menna e l'Alben leggermente imbiancati di neve, oltre ad un'infinita corona di cime.
Ritorniamo per scorciatoia sempre più ripida alla località Fenìi e ripercorriamo a ritroso il tratto di prima passando davanti ai vari Ròcoi: di Ciarèk, Cà Fontana Granda, Cà Fontana Bruga (metri 990), Ròcol di Masì dove c'è una scultura sacra in legno con una graziosa preghiera del "Casadùr", fino a calpestare la lingua tagliafuoco della aperta e lunga dorsale che arriva ai piedi dello Spino, ma… c'è ancora una piccola "ripida" salita per vederne la croce.
Spino, spinoso, è una cuspide panoramica ben visibile dal fondovalle, più facilmente raggiungibile dal versante Pregalleno San Pellegrin ed è la prima cima del crinale della costiera montuosa spartiacque tra la valle Brembana (Zogno San Pellegrino) e la val Serina (Bracca).
Il nome "Montem Spini" compare già nel 1168; l'importante famiglia degli Spini che dà il nome al territorio si trasferisce in seguito ad Albino con incarichi significativi nel Comune di Bergamo e uno dei personaggi, Pietro Spini, è stato ritratto dal Moroni e il quadro si trova all'Accademia Carrara.
Sono le 12,30 ed è l'ora di pranzare.
La giornata soleggiata e nemmeno tanto fredda a dispetto delle previsioni, ci regala anche qui un bellissimo e sorprendente panorama.
Siamo in compagnia di tre giovanotti bresciani sensibili anche loro al gemellaggio Bergamo-Brescia capitali della cultura 2023 (dovremo restituire le visite alla nostra partner in quel di Brescia).
Per tornare seguiamo la prima indicazione per Bracca che scende con curve e controcurve su sentiero molto ripido fino a che comincia ad appiattirsi e passa rasente la bastionata che termina all'incrocio di stamattina chiudendo così il giro ad anello, diventando poi carrareccia per finire proprio vicino alle auto.
Sono le 14 ed è l'ora giusta per caffè, birra e un buon "artigianale" genepì del Franco.

Tempo totale impiegato 5 ore circa: incredibile per una escursione così gradevolmente bella con un dislivello di 700/800 metri.
Nella zona ci sono tanti altri percorsi simili a quello di oggi che meritano d'essere scoperti e valorizzati, quindi da considerare per future escursioni.

Alla prossima!



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