15 aprile: Rifugio Alpe Cantedoldo m 1500

IPartiamo alle 8 da Mozzo per località Ponte dell'Acqua (metri 1250) dopo Mezzoldo in alta Valle Brembana. Nessuna sosta per la colazione, partendo tardi abbiamo avuto tutto il tempo necessario per prepararcela a casa anche se le "abitudinarie" ne hanno sofferto un po'.
Ci siamo appena stati in questo preciso punto qualche settimana fa per il Passo San Marco, ora però dal parcheggino del laghetto della centrale elettrica prendiamo il sentiero di sinistra con chiara indicazione "Rifugio Cantedoldo" che si infila subito nel fitto bosco con decisa pendenza.
Che bello però calpestare la neve residua caduta giovedì scorso, ti da la sensazione di sentire rinascere il bosco, dopo tanta siccità lo senti respirare nella terra umida e fresca, come la temperatura percepita stamattina: quanta frescura e c'è anche una bella cascatella!
Avanti, sempre in sù con impennate importanti, vediamo a mala pena la freccia che indica Averara e continuiamo cercando la luce che significa fine del bosco e dopo un'oretta eccoci in una strepitosa aperta e vastissima zona di alpeggio.
E' il Dosso della Gambetta (m 1728), dove alcuni camosci disturbati dalla nostra presenza si allontanano verso l'alto.
Siamo circondati da bellissime montagne: versante Avaro, Valletto, Ponteranica, Pegherolo, la catena dal Passo San Marco e il monte Cavallo con la sua splendida piramide.
Ci perdiamo un attimo per uno spuntino e riprendiamo a sinistra vicino alla base di cemento di un ex pilone e rientriamo di nuovo nel bosco.
Ora però c'è anche la strada sterrata di servizio alle varie baite, più scorrevole e lineare, ma per allungare il percorso risaliamo un pendio e per dorsale arriviamo sopra la meravigliosa conca al cui fondo è posizionato l'accogliente rifugio Cantedoldo nell'omonima località nel comune di Averara, risultato del lavoro di recupero fatto su una precedente baita che lo rende davvero gradevole e molto funzionale; conservate alcune pietre murarie e rifinito in legno dentro e fuori e dotato di tutte le possibili comodità.
Però è presto e aspettando l'ora di pranzo, alcuni, non paghi della poca fatica si inoltrano nel bosco, proprio a fianco del rifugio: perché non arrivare sopra e vedere cosa c'è.
Subito dai primi passi ci si rende conto che "tira di brutto", ma quanti ellebori, è tutto pieno di fiori dai petali bianchi, rossi, è una meraviglia.
Zigzagando fra un ciuffo e l'altro si arriva di colpo alla fine della salita che subito precipita paurosamente nell'altro versante, il tutto nascosto dai numerosi abeti, quindi non si vede nulla, ma attenzione, ora sul filo della dorsale dobbiamo ritornare sopra la precedente bellissima conca.
Il suono delle campane dei paesi sottostanti ci informa che è mezzogiorno, ma adesso sì che vediamo qualcosa: la diga del lago di Valmora, praticamente alla base della vallata del Passo San Marco (un altro bel giro anche ad anello tra Valmoresca e dintorni).
Si finisce di pranzare e Pietrino ha preparato un digestivo toccasana, il suo mitico mirto: prelibato!
Considerando che, purtroppo, il cielo si sta annuvolando e potrebbe piovere fra qualche ora e per di più il rifugio è chiuso, concludiamo la rilassante sosta e ritorniamo sull'itinerario dell'andata non prima di aver giocato con la neve (tanto per non perdere l'abitudine).
Arrivati al Dosso Gambetta, con piacevole sorpresa ritroviamo il gruppo di camosci di questa mattina che in posizione più o meno analoga pascolano tranquillamente: lì l'erba deve essere proprio buona.
Anche in discesa il sentiero non concede nulla mostrando sempre la pendenza sostenuta che richiede attenzione e il tempo necessario per arrivare in sicurezza alle macchine.
Ci siamo verso le 14 e il cielo è diventato molto più scuro; tornando però ci concediamo una meritata sosta per caffè, birre e… specialità gelati.

Tempo impiegato 2,30 ore circa per l'andata e circa due per il ritorno.
Dislivello fino al rifugio 750 metri circa e 900 per il resto.
Ottima piacevolissima compagnia, bellissima-bellissima escursione.
Viva le nostre OROBIE che offrono sempre tanti itinerari: impegnativi, lunghi, tecnici ecc., ma anche semplici, naturalistici e di grande suggestione come quello di oggi.

Alla prossima!




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