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QUARTA ESCURSIONE GEM 2012 – MONTE FRERONE- VAL CAMONICA (BS)
Poesia by Zelig (Roberto Rota)
Fiduciandi nella garante voce tele-passata da Bazena alla porziuncola dimora Arturea in moscheni bergamita ….partimmo.
Lo cielo scuro il presagio avallaa di giornata nefasta maaa… nel cor si pensaa che dopo l'ascender venia la pasta.
In loco, dove le farraglie ruggenti mettemmo a dimora constatar si dovea che lo ristorator non era di buon'ora….
Ma ancor più mal facea che la nevaglia, dall'infingardo garantita, non vea.
Moledicemmo l'oste con ostie e imprecammo contro la mancante coprente biancura prativa mentre dalle nuvole in lo ciel la neve cadea tardiva.
Che fare? Osare? Lo Frerone abbandonare?
Convenemmo di intraprender l'avventura pur senza colazion e con scarsa visura.
Avanzammo flosci di sentimento, ciaspe e sci facean carico il bastimento bisognanti che dal ciel giungesse schiarimento.
Giungenti a mezza camminata della nostra meta agognata, dovemmo constatar che continuar era una boiata.
La coltre bianca tutta vaporata e del Frerone la cuspide in fitte nebbie si era celata.
Ritirata! Ritirata! La dimenanza venia stoppata.
Mentre il ritorno si svolgea da avventori feriti, la mente pensier facea.
Per la beffante bugia il rifugiante non ci avrebbe visto come popolo manducante.
E così fu che contro gli rivolgemmo lo medio dito per salutarci, prima del ritorno, come di rito.
Relazione
Stavamo pensando di cambiare ancora l'itinerario, come la precedente escursione, sempre per via della poca neve, ma forti dell'assicurazione avuta dal rifugista che assicurava, nella mattinata di giovedì alcuni sciatori sono partiti con gli sci addirittura dal rifugio, decidiamo di rispettare il nostro programma.
Partiamo alle 5,45 da Mozzo per arrivare verso le 8 al rifugio Bazena a Tassara - vicino al Passo Crocedomini, dove appunto doveva aspettarci il rifugista per la colazione, ma, sorpresa delle sorprese il rifugio è chiuso, non c'è proprio nessuno. E con più grande delusione scopriamo che la neve comincia molto ma molto lontano dal rifugio, gli scialpinisti dovranno portare i loro sci forse per un'ora prima di trovarci nel vallone dove si pensa la neve ci sarà. Ai ciaspolatori non interessa più di tanto che la neve sia lontano o vicino perché sono attrezzati e dove servono le ciaspole, pronti, dove invece non serve niente va bene lo stesso.
Partiamo tutti insieme su sentiero di erba e pietre tra una battuta e l'altra: ma vale proprio la pena fare tanta fatica? Con questo tempo così nuvoloso. Gli scialpinisti sono proprio sconsolati, demoralizzati: ma chi ce lo fa fare! Manca poi di trovare dei traversi un po' problematici. Dai! Scendiamo nel vallone e riprendiamo oltre. Anche la discesa si rivela problematica, è tutto uno sprofondare nella neve. Tra una pietra e l'altra certi buchi! Tant'è che gli sciatori invece di risalire fanno dietro front. No, così non ci piace. Ci conviene andare al lago a mangiare la tinca.
Alcuni ciaspolatori, cioè camminatori in quanto le ciaspole stavano meglio sugli zaini, che erano già avanti, non ci pensano neanche un secondo a fermarsi. Così siamo rimasti solo in 10 a proseguire quasi sempre su traccia diagonale abbastanza esposta. Abbiamo già calzato i ramponi e non li togliamo più fin quasi alla fine. A tratti ci accompagna il nevischio, a tratti la nebbia, dopo 2 ore e mezza arriviamo al Passo Valfredda mt.2338 dove un cartello indica la discesa nell'altro versante per il rifugio Tita Secchi, mentre niente segnala il Monte Frerone che è sopra il Passo. Il posto è stretto e dopo la foto, vista la continua minaccia di brutto tempo decidiamo di tornare, per lo stesso tragitto ovviamente, perché da qui non c'è più alcuna traccia.
A circa un'ora dal ritorno scorgiamo nel fondo della conca alcuni sciatori e ciaspolatori, le uniche persone che vediamo, chissà cosa riusciranno a fare!
Ci fermiamo su una specie di belvedere dove riusciamo a “vedere” anche l'altra vallata. Peccato il tempo poco rassicurante che ci lascia gustare solo il 30-40% della bellezza del luogo.
Nel giro di poco arriviamo al rifugio Bazena, non si capisce se è aperto, ad ogni modo consumiamo i nostri panini sui tavoli del piazzale.
Abbiamo camminato solo 4 ore e mezza ma sì, ne è valsa comunque la pena. Arriviamo a Mozzo verso le 15,30 – eravamo 19 in totale.
Alla prossima!
Anna Perico
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